Crudele presagio nel nome e nelle origini: Parisina Malatesta apparteneva alla stessa famiglia di Paolo, che molti anni prima aveva amato Francesca, morendo con lei.
In realtà si chiamava Laura, e la sua infanzia fu segnata da congiure e morti violente. Sua madre, Lucrezia Ordelaffi, figlia di Francesco III Ordelaffi, signore di Forlì, fu avvelenata dal proprio padre per aver complottato con il marito Andrea Malatesta contro la propria famiglia. Correva l’anno 1404 e Laura, nata solo da poche settimane, non conobbe mai sua madre.
Negli anni successivi, a causa di altre tragedie familiari e della morte improvvisa del padre nel 1416, Laura fu mandata a Rimini presso lo zio Carlo Malatesta. Qui ricevette un’educazione raffinata, studiando latino e francese, eloquenza, letteratura e galateo, e dedicandosi a passatempi cortesi come equitazione, falconeria e suonate per arpa. La sua grazia ed eleganza le valsero il nomignolo di “Parisina”, con cui divenne universalmente nota.
Il matrimonio
Quando fu il momento di scegliere uno sposo per Parisina, si optò per il marchese di Ferrara, Niccolò III d’Este, abile diplomatico e noto per le sue numerose amanti. Il matrimonio fu celebrato nel 1418, quando Parisina aveva solo 14 anni. Giunta a Ferrara, trovò una città martoriata dalla peste, e i festeggiamenti furono modesti. Ma questo non fu l’unico presagio funesto. Ad accoglierla, Parisina trovò ostilità nella nuova famiglia, entrando in un palazzo dominato dai figli illegittimi di Niccolò e dalla sua favorita, Stella dei Tolomei.
Nonostante tutto, Parisina si dedicò con zelo alla vita di corte, circondata dalle sue dodici dame e dai suoi figli: le gemelle Ginevra e Lucia, nate nel 1419, e il fragile Alberto Carlo, nato nel 1421 e morto l’anno seguente. L’erede designato di Niccolò era però Ugo, suo figlio illegittimo, inizialmente ostile verso Parisina ma presto conquistato dai suoi modi amabili.
L’amore
Nel 1424, Niccolò ordinò a Ugo di accompagnare Parisina in un viaggio a Ravenna. Durante questo viaggio, i due giovani si innamorarono e la loro relazione segreta continuò al ritorno a Ferrara.
Tuttavia, la prudenza non fu sufficiente: avvertito da un’ancella, Niccolò scoprì il tradimento appostandosi nella camera della moglie. Furioso, fece arrestare Parisina e Ugo nella notte tra il 20 e il 21 maggio 1425. Senza processo, furono giustiziati e seppelliti in fretta nel giardino della chiesa di S. Francesco.
Niccolò decise di punire tutte le mogli infedeli con la condanna a morte, ma Parisina non fu dimenticata. Sebbene le testimonianze storiche siano scarse, la sua tragica storia ispirò grandi autori come Matteo Bandello, Byron e D’Annunzio, trovando un posto d’onore nella letteratura e nell’opera lirica. Così il Vate immagina le parole di Parisina, e noi sentiamo l’eco di quell’amore profondo e disperato, puro in mezzo a tanta ferocia.
𝘗𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘮𝘪𝘴𝘶 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘴𝘱𝘢𝘭𝘭𝘢𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦𝘭𝘦𝘨𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯 𝘷𝘪𝘮𝘪𝘯𝘦,𝘦 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘮𝘪 𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘰.𝘗𝘰𝘳𝘵𝘢𝘮𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢,𝘳𝘢𝘱𝘪𝘴𝘤𝘪𝘮𝘪 𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘰,𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘐𝘴𝘰𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘉𝘪𝘰𝘯𝘥𝘢,𝘵𝘶 𝘤𝘰𝘯 𝘭’𝘢𝘳𝘤𝘰 𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘱𝘢𝘥𝘢,𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘭’𝘢𝘮𝘰𝘳 𝘮𝘪𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰.𝘔𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘢𝘯𝘥𝘢 𝘥’𝘖𝘣𝘭𝘪𝘢𝘯𝘻𝘢𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘷𝘦𝘳𝘰̀ 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢𝘢𝘳𝘱𝘢 𝘴𝘰𝘴𝘱𝘦𝘴𝘢 𝘢𝘭 𝘳𝘢𝘮𝘰𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘷𝘦𝘭𝘭𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘰𝘥𝘢𝘭 𝘤𝘢𝘱𝘳𝘪𝘧𝘰𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘪𝘯 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘦;𝘦, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘭’𝘶𝘴𝘪𝘨𝘯𝘶𝘰𝘭𝘰𝘤𝘢𝘯𝘵𝘢, 𝘪𝘰 𝘵𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘵𝘦𝘳𝘰̀.“𝘈𝘮𝘪𝘤𝘰 𝘮𝘪𝘰 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘰,𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘥𝘪 𝘯𝘰𝘪 𝘦̀:𝘯𝘦́ 𝘵𝘶 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘮𝘦,𝘯𝘦́ 𝘪𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘵𝘦”.